Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh edito da Feltrinelli è stato un vero e proprio caso editoriale in America. Uno dei libri più attesi in questo 2019 è finalmente in libreria.

La traduzione è di Gioia Guerzoni.

Ringrazio la casa editrice per il gentile omaggio e per la possibilità di incontrare l’autrice.

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh: l’autrice

Ottessa Moshfegh è una scrittrice nata a Boston. I suoi racconti, riuniti in Nostalgia di un altro mondo(Feltrinelli, 2018), sono apparsi sulla “Paris Review”, sul “New Yorker”, su “Granta”, “Vice”, e le sono valsi il Pushcart Prize, l’O. Henry Award e il Plimpton Prize. Con la novella McGlue si è aggiudicata il Fence Modern Prize e il Believer Book Award. Il mio anno di riposo e oblio (Feltrinelli, 2019) è risultato tra i libri più belli del 2018 per “The Washington Post”, “Time”, “NPR”, “Amazon”, “Vice”, “Bustle”, “The New York Times”, “The Guardian” e “Kirkus”.

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh: la trama

L’esperimento di “ibernazione” narcotica di una giovane donna, aiutata e incoraggiata da una delle peggiori psichiatre della storia. New York, all’alba del nuovo millennio. La protagonista gode di molti privilegi, almeno in apparenza. È giovane, magra, carina, da poco laureata alla Columbia e vive, grazie a un’eredità, in un appartamento nell’Upper East Side di Manhattan. Ma c’è qualcosa che le manca, c’è un vuoto nella sua vita che non è semplicemente legato alla prematura perdita dei genitori o al modo in cui la tratta il fidanzato che lavora a Wall Street. Afflitta, decide di lasciare il lavoro in una galleria d’arte e di imbottirsi di farmaci per riposare il più possibile. Si convince che la soluzione sia dormire un anno di fila per non provare alcun sentimento e forse guarire. 

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Domeniche tra aperitivi, letture e protagoniste in fuga.
ph: @paola-calefato

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh: recensione

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh ha come protagonista un’innominata che viene identificata sulla base dei suoi comportamenti: da un rapporto prettamente fisico, all’abuso di farmaci e alcool, al non vivere per paura di stare male. Vive in apnea. Non sente la necessità di muoversi per salvarsi dal suo dolore, non lo vuole attraversare, vuole solo che sparisca.

Al contrario della sua migliore amica, Reva, una ragazza piena di vita, di emozioni che la rendono vita. È l’altra metà della mela della protagonista. Unico rapporto che le rimane.

La prosa è ironica. Un tempo non ben definito prima degli attentati alle Twin Towers di New York City.

L’autrice cela la sua ironia dietro l’apatia della protagonista innominata dandole in mano una serie di finti medicinali, una terapista eccentrica (è dir poco) e una serie di comparse che la lasciano indifferente.

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh è il romanzo che mostra quanto siamo il frutto dell’ambiente che ci circonda e quanto le mancanze dei nostri genitori inevitabilmente si ripercuoteranno su noi.

Il mio anno di riposo e oblio di Ottessa Moshfegh: pubblico

Un romanzo che consiglio a chi ha bisogno di una scossa per riprendere in mano la propria vita.

Se vi piace questo tipo di opere vi consiglio L’isola dell’abbandono e Due sirene in un bicchiere.

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Non mi resta che augurarvi una buona lettura

Nata e cresciuta a Milano. Per lavoro Social Media Manager e Copywriter. Per sopravvivenza vivo tra caffè, libri e aperitivi senza dimenticare i carboidrati!