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Violenza 2.0

Violenza, Violenza 2.0, branco online. Non mi interessa come lo vogliate definire. Mi interessa parlarne, scriverne per provare a cambiare le cose.

Avrei voluto tacere.

Avrei voluto tenere per me quel senso di nausea che mi è venuto a trovare ogni volta che ho letto e sentito parlare di questo argomento.

Poi gli ArcadeBoyz, Poi Federippi e poi la coscienza che viene bussa e mi fa stare sveglia la notte.

“Paola ma a te è mai successo?” Fortunatamente no. Non sono stata vittima di revengeporn o simili, non ho mai, spero, incontrato persone del genere.

La prima volta però che sono venuta a contatto con una situazione del genere ero alle medie. Una mattina arriva una ragazza che conoscevo spaventata, arrabbiata: girava una foto dei suoi seni, o così dicevano. No, non l’aveva messa in giro lei e nemmeno il suo ex…bensì la nuova ragazza per “mettere in chiaro le cose”. Avevo 13 anni e non l’ho dimenticato.

Violenza 2.0: l’articolo di Wired

Tutto parte dall’articolo di Wired: gruppi Telegram in cui “uomini” si scambiavano foto di ragazze, ex, personaggi famosi…un gruppo in cui padri chiedevano come poter violentare le proprie figlie o offrivano le foto.

Si apre la porta su un mondo ai più sconosciuto, si apre la porta sull’orrore che la tecnologia ha creato. Un mondo in cui la violenza sembra quasi giustificata, in cui siamo indietro di secoli.

E già qui andare avanti a scrivere diventa difficile. Pedopornografia, revengeporn, violenza psicologica… Non si tratta di donne, di uomini o di bambini. Non è questione di femminismo o parità di genere è questione di di sicurezza, di rispetto e di che tipo di società siamo veramente.

Violenza 2.0: il video degli ArcadeBoyz

Qualche sera fa incappo nella notifica di un nuovo video di Fada e Barlo, ai lettori di questo blog sconosciuti molto probabilmente. Sono due ragazzi di Novara che hanno iniziato con le reaction alla musica Trap e Rap e che in poco tempo con satira, ironia e intelligenza hanno creato contenuti che fanno riflettere su tematiche sociali che troppo spesso nelle scuole e nelle famiglie non vengono sempre affrontanti.

La riflessione che fanno loro e che io mi sento di condividere e voler ampliare è la seguente: quanto questo atteggiamento di distruzione dell’altro, di mercificazione di un corpo che sia di una donna, di un uomo, di un bambino sia frutto di una mancata educazione e quanto di una malattia. Quanto è colpa anche nostra se tutto questo accadrà anche in futuro?

Loro parlano di educazione affettiva nelle scuole, parlano di comunicazione e giustamente ricordano quanto sia importante.

Ecco io mi sento di voler fare un passo oltre.

Violenza 2.0: il bisogno di punizioni

La mia riflessione va oltre a quello che la scuola, la famiglia etc possono fare per combattere questo fenomeno sempre più dilagante. Io mi voglio soffermare sul bisogno di regole per il web. Internet non può più essere il far west dove quello che accade non ha ripercussioni nel reale. Serve una normativa con pene certe. Serve sapere che se condividi materiale pedopornografico, revenge porn o insulti e minacce non cade tutto nel mondo virtuale. Primo perchè quello che si pubblica ha vita eterna, non scompare mai del tutto. Secondo uno schermo e una tastiera non ti danno il diritto di rovinare le persone.

Ricordiamoci tutti che, citando una celebre frase di Martin Luther King, la libertà individuale termina dove inizia quella di un altro.

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