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Fuoco fatuo di Alberto Büchi

Fuoco Fatuo di Alberto Büchi è il romanzo che mi ha accompagnata nel mio viaggio a Barcellona e dunque nelle ultime due settimane.
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E’ il secondo romanzo di Alberto Büchi che, con grande maestria, mischia il fantastico con l’horror pur avendo dei risvolti che si possono definire romantici. Edito da Alter Ego nella collana Specchi.

Il protagonista è Gianbattista che, come ci spiega in prima persona nell’incipit, elogia la sua ricerca del dolore e di sentimenti.
Orfano di madre è a questa assenza che imputa la colpa della sua incapacità di provare dolore sia fisico che emotivo.
Il padre, custode del cimitero del piccolo paese, non è in grado di spiegargli e di educarlo ai sentimenti. Cresce così incapace di provare empatia e di comportarsi come una persona come tutte le altre.

Incuriosito però dal mondo che non comprende ricerca il provare qualcosa attraverso un Amico, definito così da lui, che gli provoca volontariamente dolore fisico.
Non si fermerà davanti a nulla per arrivare alla conoscenza.
Oltre al padre e all’amico troviamo altri personaggi come la Matta, le Gemelle Zitelle, il medico, il sindaco, Anna, Artigli Rossi e Cadaverina.

Il mondo del cuore però si rivela più complicato di quando Gianbattista potesse immaginare: all’inizio viene inebriato e alla fine travolto.

Senza addentrarmi troppo nella trama così da non fare spoiler vi lascio solo con alcuni spunti e qualche informazione tecnica.
Il romanzo è diviso in tre parti che ricordano le tre fasi della vita.

È narrato in prima persona dal protagonista, quindi il macabro viene a tratti filtrato fino a diventare il normale, il conosciuto anche per il lettore.

Importante elemento di tutta l’opera è il cimitero intorno al quale, in qualche modo, ruotano tutte le vicende dei vivi.

Per quanto possa sembrare il classico romanzo horror, fidatevi, non lo è.

Büchi dimostra una grande capacità nel provocare una serie di domande nel lettore: Quante volte proviamo a capire le persone e quello che provano senza riuscirci? È così indispensabile capire ogni sfumatura dell’animo umano? Qual è il limite tra l’empatia e l’ossessione? Bisogna provare in ogni momento e contesto qualcosa? E’ giusto essere freddi e cinici in certe circostanze?

Queste sono le domande che l’opera ha suscitato in me.

Fuoco fatuo di Alberto Büchi è scritto in modo scorrevole, quasi volesse essere una storia fine a se stessa. Non lo è. Ha una sua linearità temporale, infatti seguiamo la crescita di Gianbattista.

Il finale dell’opera è forse la parte più inaspettata e insospettabile: a tratti struggente e a tratti crudele.

È un romanzo che definirei romanticamente nero: le atmosfere surreali accompagnate dall’ambientazione macabra e queste sfumature date dalle poche figure femminile che spiegano e fanno provare qualcosa al protagonista ricordano il romanzo gotico di fine Settecento.

Io lo consiglio un po’ per la storia in sé che mi è piaciuta e un po’ per mettersi, anche se per poco tempo, nei panni di questo ragazzo che è la persona più lontana della normalità che si possa immaginare e raccontare.

I miei complimenti vanno all’autore che è riuscito a raccontare qualcosa di straordinariamente “anti umano” con semplicità, senza cadere nel banale e con un filo di humor che in alcuni tratti alleggerisce la trama.

Il libro so che è da poco tornato disponibile su Amazon e anche su IBS.

Se volete essere sicurissimi di averlo lo trovate qui:
http://www.alteregoedizioni.it/fuoco-fatuo/

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Nata e cresciuta a Milano. Per lavoro Social Media Manager e Copywriter. Per sopravvivenza vivo tra caffè, libri e aperitivi senza dimenticare i carboidrati!