Non qui, non altrove di Tommy Orange

L’esordio letterario di Tommy Orange Non qui, non altrove (Frassinelli) è nella lista dei libri consigliati per quest’anno da Barack Obama insieme a L’educazione.

Ringrazio la casa editrice per il gentile omaggio e per avermi così permesso di scoprire l’America delle riserve, quella che è ancora profondamente attaccata alle sue origini ma che, purtroppo, si ricorda per i problemi di alcool e di violenza.

Trama

Ogni anno, a Oakland, in California, gli indiani d’America organizzano un raduno, una grande festa della nazione perduta e impossibile da dimenticare.
Ogni anno, oltre le perline colorate, le penne fra i capelli e il folklore turistico delle riserve, migliaia di nativi del Nord America confluiscono lì da altre città, dove vivono senza sentirsi mai a casa. Si ritrovano per cercare l’uno nell’altro una patria, per riavere un luogo che, almeno per un giorno, sia di nuovo solo loro. E ognuno lo fa a modo suo. 

Il giovane Dene tiene viva la memoria dello zio raccogliendo testimonianze per un documentario. Edwin entra a far parte dell’organizzazione del powwow, come i nativi chiamano l’evento, per conciliare le sue origini miste. Jacquie cerca di riprendere le fila della sua vita disperata attraverso quella famiglia che non sa più di avere. E così, insieme agli altri formidabili personaggi che popolano il romanzo, con le loro storie maledette e potenti che si intrecciano l’una all’altra, quegli uomini e quelle donne si preparano a vivere una giornata speciale, che si rivelerà fatale per tutti.


Io che leggo il romanzo.
«Essere indiano non ha mai significato il ritorno alla terra.
La terra è ovunque, o in nessun luogo.»


ph: Paola Calefato

Personaggi e stile

Non qui, non altrove è un esordio, ben curato e acclamato dalla critica.

Un romanzo corale che si apre raccontando la situazione odierna dei nativi americani: dispersi in una terra che da padroni li ha resi ospiti. Tanti i personaggi in scena. Tante le storie che si leggono e che si mostrano: alcune sono in prima persona, altre in terza. Alcuni personaggi sono legati tra loro, altri si ritrovano meri spettatori. Questo tipo di costruzione mi ha fatto pensare che fossero una serie di racconti messi insieme, perchè uniti da un filo rosso.

Tutto questo però è giusto e ricorda una realtà frammentata, una memoria divisa in tribù: diventa quindi lecito che ci sia il ragazzino che cerca le sue origini su YouTube, quello che soffre ancora per l’alcolismo materno, chi riprende in mano la sua vita ormai adulta e lo fa affrontando i mostri dell’alcool e infine chi torna alle sue origini lasciandosi dietro una vita agiata.

Personaggi complessi accompagnati da una prosa semplice: si sente che c’è la storia dell’autore. Si sente che ha cercato la sua strada per raccontare la sua comunità. Si sente il bisogno di sentirsi a casa.

Riflessioni

In Non qui, non altrove di Tommy Orange non ci sono le riserve ma la “razza mista” quella che non trova il suo posto né nella comunità dei nativi americani né in quella delle grandi città. Racconta i grandi raduni, le lotte per ideali ormai persi e la fame. Quella fame che porta a commettere follie, che non ti aiuta a trovare il tuo posto ma ti rovina per sempre.

Sono vite umane messe nero su bianco in modo confuso all’apparenza ma che nascondono un grande popolo che lotta giorno dopo giorno per non perdere quei pezzi del puzzle delle loro origini. Un popolo che lotta per salvarsi soprattutto da se stesso.

Consigliato per chi non si sente mai al posto giusto, per chi difende le sue origini e non ha ancora ben capito chi è.

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Non mi resta che augurarvi una buona lettura

Nata e cresciuta a Milano. Per lavoro Social Media Manager e Copywriter. Per sopravvivenza vivo tra caffè, libri e aperitivi senza dimenticare i carboidrati!