Il pozzo di Regina Ezera

Il pozzo di Regina Ezera

Il pozzo di Regina Ezera edito da Iperborea. La traduzione italiana è di Margherita Carbonaro. È il racconto di una storia d’amore ambientata negli anni Settanta in un paese vicino al lago Biscia in Lettonia.

Ringrazio la casa editrice per il gentile omaggio.

L’autrice

Regīna Ezera (1930-2002) è considerata una delle voci più importanti della letteratura baltica. È autrice di una ventina di opere che si distinguono per la particolare caratterizzazione psicologica dei personaggi. Nel 1972 arriva la sua consacrazione di scrittrice con Il pozzo, che nello stesso anno ottiene il Premio Statale della Repubblica Sovietica di Lettonia e nel 1976 viene tradotto in un film di successo, La sonata del lago, rimanendo il suo romanzo più amato e conosciuto. Oggi è considerato un classico della letteratura baltica. 

Commento

Il pozzo di Regina Ezera è un romanzo che oserei definire senza trama e senza protagonisti, se non per il lago unica presenza tangibile. Sono le acque del lago che separano le due abitazioni di Laura e Rūdolfs. Lei abitante del posto, lui forestiero. Due vite che si incontrano per puro caso in un momento di fragilità e solitudine di entrambi. Il marito di Laura è in prigione per aver ucciso un uomo durante una battuta di caccia. E, mentre il lago, con la sua bellezza indescrivibile accompagna questo incontro, la barca diventa il libro di Lancillotto e Ginevra che fu colpevole dell’amore di Paolo e Francesca.

Il marito di Laura è una presenza assenza che pesa: la situazione di bisogno fa pesare alla donna ancora di più i nuovi sentimenti che prova.

La vera forza di questa narrazione è il non detto, quello che il lettore riempie con le sue esperienze, con i suoi rimpianti e le sue perdite.

La prosa è elegante e oscilla proprio come le acque di un lago su è già permettendoci di immergerci in una storia senza tempo.

La storia di Laura è quella di mille donne che si perdono e si ritrovano. Il bisogno di appoggiarsi e non essere sempre colonna portante delle vite altrui. Laura è un po’ ognuno di noi e solo a distanza di mesi ho capito quanto questo libro mi sia entrato dentro, quanto io lo abbia assimilato e fatto mio. Laura ero io. Il bisogno di credere che qualcosa fosse così perchè era giusto, però non per me. Giusto per gli sguardi altrui, non per il mio. Laura ha solo bisogno di sentirsi amata, libera dai giustizi altrui e da una vita che è arrivata a starle stretta, a tratti a non essere più sua.

La trama

Nella quiete incantata di un lago della campagna baltica, durante un’estate dei primi anni Settanta, Rudolfs, medico di Riga, assapora la sua vacanza solitaria. Costretto a chiedere in prestito una barca in un antico casale, vi trova una donna esile, scalza, in camicetta e pantaloni consunti, lo sguardo sfuggente e impenetrabile che a tratti tradisce una segreta inquietudine, i modi ritrosi che senza volerlo emanano una grazia ammaliante.

È Laura, che lì vive con i suoi due bambini insieme alla suocera Alvine e alla cognata Vija. Rics, in carcere per un omicidio accidentale, è il marito di Laura che nella distanza, ha scoperto di non amare, ma che attraverso la distanza la incatena al ruolo soffocante di moglie devota. Nel succedersi dei giorni e degli incontri apparentemente innocui intorno al lago, fra Rudolfs e Laura nasce un’intesa di sguardi e di anime sempre più fremente, un bruciante desiderio di vicinanza che si nutre di silenzi carichi di attesa, piccoli gesti che parlano, mani che si sfiorano e per un attimo credono di potersi afferrare.

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