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La legge del sognatore di Daniel Pennac

La legge del sognatore di Daniel Pennac edito da Feltrinelli è un romanzo breve che porta il lettore a una serie di riflessioni ed è, allo stesso tempo, un omaggio al genio di Federico Fellini e all’ammirazione che Pennac ha per questo artista.

La legge del sognatore di Daniel Pennac: la trama

La lampadina del proiettore è saltata in pieno Fellini. Minne e io stavamo guardando Amarcord a letto. “Oh, no, cazzo!” Ho piazzato una sedia sopra un tavolo e sono andato all’assalto di quell’arnese per cambiare la lampadina fulminata. Un gran botto, la casa si è spenta, sono franato giù con tutta la mia impalcatura e non mi sono più rialzato. Mia moglie mi ha visto morto ai piedi del letto coniugale. Nel frattempo io rivivevo la mia vita. Pare succeda spesso. Ma non si svolgeva esattamente come l’avevo vissuta.

La legge del sognatore di Daniel Pennac: Il potere dei sogni

Non oserei mai fare una recensione a uno degli autori che più ho amato negli ultimi sei anni. Non oserei mai provare a descriverne lo stile, la prosa e il tipo di narrazione. Su autori così io preferisco riflettere. Preferisco mettere nero su bianco cosa mi hanno lasciato e cosa hanno suscitato in me.

Daniel Pennac arriva sempre nei momenti più disperati della mia vita. Definire questi momenti “disperati” non è eccessivo o drammatico, ma è come mi sento, come mi vedo. Arriva, mi regala un romanzo nuovo o mi fa rincontrare i Malaussène e rimette tutto in ordine come solo Mary Poppins sarebbe capace.

Questa volta mi ha ricordato che sognare è un diritto, è un motore, è visualizzare l’obiettivo e inseguirlo tenendo bene a mente quali sono i punti fermi. Daniel questa volta non si limita a dirmi “Sai il lieto fine arriva dopo tante sofferenze, dopo tante corse, dopo tante ferite.” No, questa volta va a toccare la ferita aperta, ci arriva col potere della sua penna. Preme e la fa sanguinare e sul finire la ricuce con dolcezza e attenzione. Mi ha ricordato che nella sofferenza esiste il motore per ripartire, esiste quella spinta che rimette ogni cosa al suo posto: il sogno.

Chi di noi non ha mai sognato? Chi di noi non ha mai avuto un desiderio da realizzare, da toccare con mano?

Io ne ho avuti tantissimi in 25 anni di vita, eppure a gennaio uno dei primi l’ho realizzato. Ne verranno tanti altri, lo so. Non dimenticherò mai, però, la soddisfazione di esserci arrivata con le mie gambe con una resilienza che non so nemmeno io dove ho trovato negli ultimi quattro anni.

Il sogno è diverso per ognuno di noi: chi vuole un amore folle, chi una carriera, chi semplicemente una vita tranquilla… I sogni però ci tengono vivi, ci fanno sentire vive, ci danno la forza di alzarci ma bisogna avere il coraggio di ricorrerli, quel tanto di follia che ci porti all’obiettivo finale. Quella follia che persone come Daniel Pennac e Federico Fellini hanno avuto e hanno raccontato.

Se questo è un omaggio di Pennac a Fellini allora è anche un omaggio a tutti i sognatori che con coraggio e ostinazione rendono i loro sogni veri.

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