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Gli artisti dietro ai personaggi

In una società basata sull’ostentazione Gli artisti finiscono spesso dietro ai personaggi ma a che costo per l’arte? Per il pubblico? E per loro stessi?

Tik tok, Instagram, Twitch, Facebook, Twitter, YouTube…Essere un artista di questi tempi non è facile. Hai dai 4 ai 6 profili social ufficiali, poi solitamente ne hai uno personale. Fin qui nulla di strano. Quello che mi ha fatto riflettere a riguardo è il modo con cui i diversi artisti si approcciano ai social. Young Miles, ad esempio, è di quelli che mostra solo la sua arte, così come buona parte degli autori e degli attori.

Poi c’è chi mostra tutto: dalla vita privata all’arte passando per le macchine e le donne. Due atteggiamenti molto diversi, opposti. In questo caso gli artisti rischiano di finire dietro ai personaggi che si creano. Il pubblico inizierà a pretendere di sapere con chi stai, con chi esci, cosa fai, dove sei, come sei vestito. L’arte diventerà un plus, non il tuo punto focale. Anzi spesso la tua arte verrà demolita perchè non evolve con te, essere umano, ma con te personaggio.

I casi più eclatanti? Andrea Damante: siamo più interessati a sapere se è tornato con Giulia De Lellis che a quello che fa musicalmente. Altro esempio? Achille Lauro al festival di Sanremo: ci ricordiamo tutti come era vestito ma della canzone in quanti? Altro esempio? Se vi chiedo chi sono i componenti della Dark Polo Gang quale è il primo nome che vi viene in mente? E perchè proprio Tony Effe? Forse perchè è stato al centro dei pettegolezzi insieme a Taylor Mega? Chi lo sa.

Insomma in un mondo improntato sull’apparire alcuni artisti scelgono, deliberatamente, di essere quello che la società gli impone dimenticando che l’artista per definizione dovrebbe andare contro certi cliché. I grandi cantautori italiani erano poeti fuori dagli schemi prestabiliti, i grandi scrittori italiani hanno inventato mondi. Elsa Morante ha raccontato le donne in un mondo in cui le donne erano ancora in silenzio. Grazia Deledda ha raccontato la Sardegna da Roma in un momento storico in cui le isole sembravano mondi lontani e dimenticati.

Non voglio fare di tutta un’erba un fascio perchè non sarebbe corretto. Ci sono artisti che i social li usano solo per la promozione o che addirittura non li hanno. Ci sono personaggi che preferiscono averli e mostrarsi per avere un collegamento diretto con la loro fan base e poi ci sono artisti come vi ho raccontato in Rap e Videogames che lo fanno per sentirsi come tutti gli altri e mostrarsi in altre vesti. Il problema non sono i social ma come viene veicolata l’arte sui social.

Social e arte

Il problema è che stiamo tutti riducendo l’arte al numero di followers, di interazioni e di like. Quante volte non capiamo perchè un libro è stato pubblicato anche se scritto molto male o da un persona che sappiamo non saper coniugare nemmeno il presente indicativo?

Poi però se andassimo a guardare i suoi profili social capiremmo perchè.

Riduciamo anche attività artistiche come la musica, la letteratura, la fotografia, il design, la poesia a mero contenuto social e quindi sfruttabile per un ritorno economico. Con questo non intendo dire che l’arte debba essere gratuita, ma che non sono i numeri alti a dire chi fa arte e chi no. Non è il numero di followers a indicare il valore artistico di una persona, bensì indica il tipo di personaggio. È il personaggio che emerge sui social, chi è più bravo a mettersi in mostra, chi ha le foto più belle, l’orologio più luccicante, la borsa più esclusiva. Li seguiamo perchè vorremmo essere loro, o meglio avere il loro conto in banca, ma non per quello che hanno da dirci.

L’arte ci circonda perchè l’arte è bellezza. Allora perchè farla diventare qualcosa di misurabile con il numero di followers, di collaborazioni e di cosa bevo la mattina? Perché gli artisti scelgono di nascondersi nei propri personaggi?

Forse per senso di inadeguatezza? Forse perché così si sentono protetti? O forse perchè è più facile recitare che mettersi a nudo?

I personaggi sono maschere ben costruite, sono finzione e, a tratti, scudi. Bisogna fare però attenzione perchè a volte si portano per così tanto tempo delle maschere che poi senza non ci si riconosce più.

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Nata e cresciuta a Milano. Per lavoro Social Media Manager e Copywriter. Per sopravvivenza vivo tra caffè, libri e aperitivi senza dimenticare i carboidrati!