Arte usa e getta
Abbiamo imparato a non volere arte usa e getta e a goderci quella che è la bellezza creata in noi dall’arte?
Siamo abituati a volere tutto subito anche tutto quello che richiede un processo artistico. Siamo abituati a prendere tutto subito. Non riusciamo più a vivere l’attesa. Netflix e le piattaforme di streaming hanno assolutamente alimentato questa nostra tendenza dandoci stagioni di serie tv in blocco e facendoci alienare davanti agli schermi.
Questo però è stato poi è stato traslato sui cantanti, musicisti. Spotify e gli altri servizi di streaming non sono in questo caso colpevoli. Lo è la tendenza della nostra società a bruciare le tappe. Si chiede a un artista di velocizzare il suo processo creativo, di trovare ispirazione a comando. Ma come si può dare tempi precisi a un processo che non lo è. È innato, incontrollabile, folle a volte e spontaneo. Noi “consumatori” però pretendiamo che abbia tempi stretti, veloci. Non ci accontentiamo. Corriamo dietro ad ogni novità. Abbiamo perso la capacità di fermarci e vedere quello che già abbiamo. Non riscopriamo le emozioni dietro a testi già letti o canzoni. Non leghiamo più l’arte a un’emozione, un sentimento.
Io che facevo le file fuori dalla Feltrinelli di Corso Buenos Aires a Milano per i libri di Harry Potter. Le canzoni che ho dedicato a esseri che non le meritavano e che per mesi non riuscivo poi ad ascoltare. I libri che ho regalato hanno sempre avuto un messaggio dietro e qualcosa che volevo arrivasse.
L’arte è bellezza e la bellezza ha i suoi tempi, i suoi bisogni. Come potete pretendere che un cantante vi dia emozioni nuove se non gli date il tempo di vivere? Perché pretendete che un autore vi faccia commuovere se non gli date il tempo di commuoversi, di sentire, amare, vivere?
In una live Manuelito parlava di Fast Art: ecco facciamo sì che in questo nuovo inizio e in questo mondo diverso ci sia tempo per vivere, annoiarsi e ammirare la bellezza dell’arte senza pretenderla. Non rendiamo anche l’arte usa e getta.
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